Mangiare una pizza da Brandi è mangiare un pezzo di storia. L’attività del locale di Via Sant’Anna di Palazzo, da due generazioni guidata dalla famiglia Pagnani, è infatti documentata a partire dal 1780 (o magari da qualche decina di anni prima – 1750 – se le ricerche in corso lo confermeranno).
Le prime notizie che lo riguardano lo legano alla figura di Pietro Colicchio col cui nome è stato conosciuto il locale, pizzeria osteria, per numerosi decenni. “Da Pietro il Pizzaiolo” o “Pietro e basta così” era molto popolare in città e il suo titolare particolarmente benvoluto. Nel 1929 Michele Parise in “Il Mezzogiorno”, infatti, nel parlare di lui, sostiene che sebbene nessun altro Pietro sia “subentrato in quegli storici locali; un qualunque Pasquale, Vincenzo o Raffaele vi sia subentrato o vi subentri, si è sempre chiamato e si chiamerà ‘Pietro il pizzaiolo’”.Successo a Colicchio – scomparso all’incirca nel 1870 (ndr. la data è indicata dal Parise nello stesso testo) – il pizzaiolo Raffaele Esposito, la pizzeria fa il gran salto potendo vantare un fatto che ha dell’ eccezionale: la primogenitura della più popolare e conosciuta tra le ricette tradizionali della pizza, la Margherita.
Del resto, a cavallo tra Ottocento e Novecento (racconta sempre Parise):“dal poeta illustre col monocolo, al giovane poeta in erba, pure col moncolo, al giornalista principe, al giornalista apprendista, dal magistrato a riposo, alla guardia borghese, dal più squisito gentiluomo, al più triviale ‘bazzariota’ (…) tutti aspettano e pregustano la loro pizza perché “la pizzeria di ‘Pietro il pizzaiolo’ (ndr. Anche nota come ‘Pietro e basta’), in via Chiaia angolo S.Anna di palazzo, è fra le più celebri pizzerie napoletane”.Tornando all’episodio della pizza. “Don Rafele ( ndr. scrive sempre Parise) obbedì alla chiamata e mise tutto il suo zelo e tutta la sua scienza nel confezionare le pizze per gli augusti clienti”.
Ma la pizza secondo quella ricetta esisteva già o è stata inventata per l’occasione e messa insieme secondo i colori della bandiera italiana come racconta la famiglia Brandi?E’ questo il punto più discusso della storia. Paolo Pagnani ritiene che tutto dipenda dalla interpretazione corretta di un passo del De Boucard, un testo settecentesco che tratta degli usi e costumi del popolo napoletano. “In esso – dice – infatti si parla già di una pizza con la ‘muzzarella’, ma era una pizza bianca, con lo strutto e il basilico, ma senza pomodoro”. L’intuizione di Esposito, dunque, sarebbe stata quella di aggiungere il pomodoro, che già era utilizzato per quella con l’aglio e l’origano, e, soprattutto, quella di “codificare, mettere insieme ingredienti già presenti in maniera più semplice (la pizza, racconta Pagnani, accoglieva anche ogni sorta di rimasuglio, tra cui il pesce)”.
La nascita della pizza Margherita, che il locale ha celebrato solennemente al suo centenario con una gran festa alla quale è accorsa la stampa internazionale, rese, dunque, famoso il locale da allora conosciuto come “Antica Pizzeria Ristorante della Regina d’Italia” ed è, ancora oggi, tra i suoi maggiori vanti.Seguendo la linea di discendenza femminile, i successori della signora Maria Giovanna Brandi hanno poi impresso il loro nome al locale, oggi conosciuto appunto con il loro cognome: Brandi. Negli anni ‘70, poiché non intendendo i Brandi proseguire l’attività, la pizzeria passava in proprietà a Vincenzo Pagnani i cui figli la guidano oggi.
La frittura all’italiana, alcuni antipasti e specialità (“sapori di mare” e “sapori di terra”), mozzarella di bufala (fresca, in carrozza, alla francese o alla milanese), gli immancabili crocchè di patate e altri sfizi precedono l’arrivo delle pizze. Fritturina, pizza e birra nazionale (servizio e coperto incluso) mediamente 20 euro.
Pizzeria Brandi di Vincenzo Pagnani
Salita Sant’Anna di Palazzo, 2
80132 Napoli
081 416928
www.brandi.it
(chiuso lunedi’ eccetto festività)