Associo, per l’effetto di un ricordo preciso della mia infanzia, come un ristorante sulla spiaggia di Panza, a Ischia, le percoche a una gran brocca di vino bianco, e per l’esattezza a una Biancolella.
Ecco una mia ricetta cult: le percoche nel vino
1 kg. di percoche
1 litro di vino
Lavate e pelate le percoche. Riempite una bella brocca capiente del vino bianco e fateci cadere dentro le percoche mano a mano che le tagliate a pezzi grossi e rigorosamente irregolari. Mettete in frigo per un’oretta e servite bello fresco.
Il segreto di questa ricetta sta nel disporre di percoche mature, ma belle sode e saporite; nel taglio irregolare e nell’inconfondibile “splash” prodotto dalle percoche nel cadere vino bianco a mano a mano che le tagliate.
Parliamo delle percoche
La gran parte della produzione regionale campana proviene dalla provincia di Napoli, ma è significativa anche quella della provincia di Caserta. Popolarissime e molto utilizzate durante i classici mesi di luglio e agosto sono le Percoche puteolane della varietà Vesuvio, che a dispetto del nome, vengono si dalla provincia di Napoli, ma dai Campi Flegrei (Pozzuoli, l’antica Puteoli, è un comune di quest’area). Sono giallo intenso e la loro pelle ha delle striature rossicce. Tra settembre e ottobre, anche queste originariamente provenienti dai Campi Flegrei, arrivavano quelle più ricercate“le percoche con il pizzo”, distinguibili, appunto, per il pizzo accentuato. Da fine estate e fino a ottobre maturano le “terzarole” cioè quelle della terza epoca. Tra queste la “terzarola col pizzo”. Le tre suddette varietà sono inserite dalla Regione Campania tra i prodotti tradizionali. Di pari rango anche la “Giallona di Siano”, che si coltiva nel piccolo comune salernitano e nei comuni limitrofi. Questo per quanto riguarda la frutta. Racconto di questa grande tradizionale preparazione sul sito di Luciano Pignataro (qui).