UN INTERESSANTE SEMINARIO ieri al Ramada, proposto dall’Ais Campania nel quale è andato in scena un vero e proprio processo alla scheda di degustazione Ais. Di seguito i punti discussi da Giovanni Ascione, Pm, da Nicoletta gargiulo, difesa, e sui quali si è espressa la Corte composta da Franco de Luca, ideatore, e Tommaso Luongo e Gianni Aiulo. Lo racconto sul sito di Pignataro.
1) Sarebbe un’arma spuntata la scheda Ais quando, nell’affrontare l’esame visivo, si trovasse di fronte a un vino dall’aspetto di un vino d’anfora giorgiano, inevitabilmente classificabile come velato e quindi duramente penalizzabile. Non meno dubbio è il parametro di valutazione della qualità olfattiva, dove i termini “fine” o “eccellente” non sempre sono sempre veramente sufficienti a esprimere tutto quello che il vino dice nel bicchiere.
2) Sarebbe poi anche discutibile il fatto che nella valutazione delle bollicine, nessuna menzione è fatta del loro aspetto gustativo contemplando, a riguardo, la scheda solo quello visivo (dimensione, numerosità, persistenza). A comprovare questa tesi della accusa – “bollicentrica” come la ha definita – è stata chiamata sul banco dei testimoni la Gran Cuvee di Krug, notissima e blasonata maison, che ha dato modo di notare come la valutazione della consistenza (della quale il perlage è parte integrante), non prevista dalla scheda, sia in questi casi un aspetto qualificante e da non sottovalutare.
3) Non sarebbe possibile esprimere un giudizio riassuntivo della complessità gustativa di un vino senza prima analizzare la qualità e la numerosità dei descrittori che, però, erroneamente, sono presi in esame solo in uno step successivo.
4) Nota dolente, ancora, i tannini, intesi per lo più in maniera semplicistica: nella loro quantità più che qualità. Una questione questa che penalizzerebbe vini la cui qualità è significativamente sottolineata da tannini di grande eleganza e che la farebbe far franca a quelli che hanno tannini meno tenaci ma decisamente più sgarbati, di quelli che neanche il tempo ingentilisce.
5) Peccherebbe, ancora, la scheda, relativamente al concetto di equilibrio gustativo, specie in funzione della maturità del vino, di certo nel caso in cui un vino risulta tendenzialmente dolce pur non essendo iscritto in questa tipologia. E’ il caso di un Riesling Auslese Pruem 2002 – seconda prova portata dalla accusa a supporto delle sue tesi – che a fronte di un residuo zuccherino che può essere molto importante, ha una acidità tale che, nel complesso, risulti non inquadrabile fino in fondo con termini della scheda Ais.
La Difesa, avallata dalla sentenza della Corte che poi si espressa per l’assoluzione della scheda, ha dimostrato, con la voce di Nicoletta Gargiulo, senza mezzi termini, come la scheda dell’Associazione Italiana Sommelier, sebbene abbia i suoi oltre quarant’anni e abbia, dal 1969 ad oggi, subito rare revisioni, sia uno strumento ancora valido e fornisca a chi la utilizza tutto il necessario ad accompagnare una degustazione.
Ciò si dimostra tanto più vero – si è sostenuto – se ne viene fatto non un uso pedissequo ma sciente, e quando ad utilizzarla è un soggetto che ha una conoscenza del vino tale da far che si che anche i suoi passaggi più delicati siano ricondotti al fine ultimo per la quale è nata: descrivere davvero il vino.