C’è una Campania da bere, del fare, che bussa alla porta della stampa di settore, degli operatori del beverage, spesso troppo immersi nel vino (io sono una di loro, lo ammetto). E’ competente, giovane, appassionata e proiettata verso l’Europa. Senza Germania, Inghilterra, Irlanda e Belgio, non esisterebbe neanche, infatti.
E’ la Campania della birra, cresciuta a dismisura negli ultimi anni e protagonista riconosciuta e qualificata in Italia. Racconto della rappresentanza dei produttori incontrati a De Cerevisia, condivido i miei appunti non esaustivi sulla birra artigianale e su quella campana sul sito di Luciano Pignataro (vai). Segnalo poi una novità.
Non tutti sanno che il primo micro birrificio italiano è stato campano. Nel 1985, Peppiniello, al secolo Giuseppe Esposito, tornato dalla Germania dove era emigrato per lavoro, a Sorrento, in provincia di Napoli, porta con sè, una caldaia a fiamma diretta, un “cipollone”, di ben 60 ettolitri: un’enormità. Nacque Saint Joseph. Per diversi anni, a fargli compagnia c’è stato un solo micro birrificio del lago di Garda, quello dei fratelli Oradini. Ma il gran boom dei micro birrifici, sarebbe arrivato solo negli anni Novanta, per poi diventare fenomeno e moda in tempi recenti. L’ultimo, in ordine cronologico di nascita, dei micro birrifici campani – “ per riportare in micro birrificio a Sorrento” recita il profilo Fb del Birrificio – è il Birrificio Sorrento che vede all’opera Giuseppe Schisano con il cognato Francesco Galano.