Avete prenotato le vostre vacanze su una graziosa isoletta, ma la mattina del primo giorno, messivi in marcia con l’asciugamani sotto braccio e la crema abbronzante in borsa, vi rendete conto che non avete la minima idea di che direzione prendere per scoprire il posto. Cosa fate? Probabilmente chiederete a uno del posto, un autoctono.
I termine autoctono viene dal greco Autochthon. La radice, “autos” vuol dire “stesso”. Mentre “chton” significa “terra”, “suolo”.
Dunque il termine, riferito a un vitigno, sta a significare che esso è nato o comparso in un determinato territorio o che perlomeno per svariati secoli vi si è adattato perfettamente e in quanto tale ne rappresenta una tipicità.
Un vitigno autoctono, insomma, dovrebbe essere in grado di esprimere più di altri “il sapore del territorio”, come il nostro amico dell’isola di cui sopra di svelarci la spiaggia più bella o il ristorante più goloso per le nostre vacanze.
Ma veniamo agli spumanti e a quelli da vitigno autoctono in particolare, facendo, premetto, alcune semplificazioni.
L’Italia produce circa 350 milioni di bottiglie di spumante, ottenute sia con Metodo tradizionale, sia con il metodo Martinotti o Charmat.
L’attenzione per questa tipologia è altissima negli ultimi anni in quanto trainante il comparto vino senza mostrare segno di cedimento sotto i colpi della crisi e della contrazione dei consumi.
Mentre in Francia quello che sarebbe stato il Metodo Champenoise si andava perfezionando sin dal 1600, la realizzazione del primo spumante italiano è del 1865 e porta la firma di Carlo Gancia. Si trattava di un Moscato che usciva dalla cantina ubicata nella cittadina di Canelli, tra le colline delle Langhe e del Monferrato. Fino agli anni 60 il mercato spumantistico italiano è stato nelle mani dei colossi piemontesi per poi veder crescere altre realtà.
Alcuni vitigni fanno da sempre la storia del “vino con le bolle” del Mondo e si tratta di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier – usati in Francia per gli Champagne , ma anche Pinot Bianco, Pinot Grigio, Riesling, Prosecco e Moscato. Accanto a questi ce ne sono molti altri di pregio utilizzati in quanto rispondono a tre criteri fondamentali: acidità alta, capacità di sostenere un lungo affinamento sui lieviti offrire, infine, una espressione gusto olfattiva originale e di pregio.
Nell’ambito della tipologia c’è anche un grande proliferare di spumanti ottenuti con vitigni autoctoni (interessante è l’esperienza dell’Associazione Anima che ne valorizza diversi) che rappresentano una proposta innovativa rispetto alla quale si stanno misurando sempre di più i consumatori consapevoli.
Tra gli altri vitigni autoctoni utilizzati per produrre spumanti:
Arneis: vitigno piemontese diffuso in provincia di Cuneo, sul sinistra del fiume Tanaro, nella zona del Roero
Asprinio di Aversa: vitigno campano allevato ad alberata nella provincia di Aversa, in provincia di Caserta, nell’area nord della regione
Bombino Bianco: molto diffuso nella provincia di Foggia, in particolare nella zona di San Severo. Ma anche nella provincia di Bari.
Cortese: originario della provincia di Alessandria, si è poi diffuso nell’Oltrepò Pavese
Durello: coltivato nella fascia alto collinare a cavallo tra le province di Verona e di Vicenza, nell’area dei Monti Lessini
Erbaluce: vitigno ancora dalle origini incerte. Piemontese, diffuso nelle province di Torino, Biella e Vercelli che raggiunge punte d’eccellenza nella zona di Caluso, nel canavese.
Lugana: vitigno diffuso nella zona del lago di Garda, nella provincia bresciana e il veronese
Nerello Mascalese: vitigno siciliano diffuso anche in Calabria di gran pregio.
Prié Blanc: anche chiamato Blanc de Morgex. E’ un vitigno della Valle d’Aosta. E’ coltivato nella Valdigne, ai piedi del Monte Bianco a 1000 metri d’altezza.
Verdicchio: è coltivato principalmente nelle Marche, nella Valle Esino. Ma anche in Umbria.
Sul tema dei vitigni autoctoni e non solo sono in programma nei prossimi mesi due importanti manifestazioni: una a maggio e a giugno. Entrambe nel Sud Italia: – in Campania a Napoli al Castel dell’Ovo dal 22 al 24 maggio 2011 “Vitigno Italia 7° Salone da vitigno autoctono e tradizionale italiano”;
– in Puglia a Savelletri di fasano (Brindisi) Radici del Sud 2011 “Festival dei vitigni autoctoni meridionali” in programma dal 6 all’8 giugno 2011.
L’invito è a visitarle e a scoprire i vitigni autoctoni, tutti, nella loro versione spumante o meno per non dover più solo appiattirsi sul “prosecchino” inteso non più neanche come prodotto (il vitigno dal 2010 è stato rinominato Glera) ma come categoria, per molti, corrispondente a tutti i vini con le bolle.
A domenica prossima con Kiss Kiss Italia intorno alle 12,25.