Non un real un blog?
Tra un vino e l’altro mi sono trovata in queste settimane in giro per ospedali per risolvere alcuni problemi di mia madre. Per lo più imputabili al fumo (maledetto!). Ho così ancora una volta ricordato a me stessa che mentre la nostra vita gira tranquilla, mentre ci arrabbiamo per lo sgarbo di un collega, lottiamo per la riscorssione di una fattura o godiamo infantilmente della nostra popolarità, c’è chI in ospedale lotta per star bene. C’è chi guarisce e c’è chi non ce la fa. Lo spettro della malasanità, poi, è sempre dietro la porta. Trovare sulla propria strada un’equipe di medici efficiente è un colpo di fortuna. E dovrebbe essere una certezza, invece.
Confesso, però, che ogni volta che ne ho avuto occasione, purtroppo, a prescindere dalle condizioni delle strutture che a volte sono decrepite, gli ospedali della città di Napoli mi hanno sempre positivamente colpito. I medici lavorano con dedizione e il resto del personale anche. La mia ultima tappa mi ha portato all’ospedale Don Bosco di Napoli, ospedale che ho sempre poco considerato essendo un ospedale di frontiera. Ma come tale, invece, ho potuto apprezzare dopo, si è rivelato davvero agguerrito nel contrasto dei problemi. Il reparto di chirurgia vascolare che ho frequentato in queste settimane, è noto per il suo lavoro anche a livello nazionale. Si sono fatti qui interventi molto avanzati. Ebbene, occorre dirlo. E’ un reparto dove, oltre alla competenza, regna il sorriso e il garbo. Dai chirurghi agli infermieri, sono tutti enormemente disponibili e “sanno il fatto loro”.
Cio’ vuol dire, per un paziente o per i suoi parenti, sentirsi sereni, avere un problema in meno: non dover controllare chi dovrebbe controllare. No: la macchina funziona a perfezione. E, è bene dirlo, il reparto è lindo e curato.
Cio’ vuol dire, per un paziente o per i suoi parenti, sentirsi sereni, avere un problema in meno: non dover controllare chi dovrebbe controllare. No: la macchina funziona a perfezione. E, è bene dirlo, il reparto è lindo e curato.
Ma veniamo al tema di oggi. Per il mio appuntamento settimanale su Kiss Kiss Italia, con Lucio Belmonte e Chiara, parliamo di come mantenere le arterie e il cuore sano con la Dieta Mediterranea. Olio, vino e cosi’ via. A parlarne sarà il dottor Filippo Silvestri, chirurgo vascolare all’Ospedale Don Bosco di Napoli. Si, perchè anche il giornalista deve saper farsi da parte e lasciar parlare chi ogni giorno lotta contro queste malattie molto diffuse per le quali esistono rimedi preventivi e cure.
L’invito mio, personale e accorato, è sempre ad affrontare i piccoli problemi prima che diventino grandi. Non serve a nulla fare come lo struzzo. E poi ricordiamo: “il fumo uccide” non è una frase scritta su un pacchetto di sigarette, ma una maledetta verità. Personalmente lo odio con tutto il cuore.
L’invito mio, personale e accorato, è sempre ad affrontare i piccoli problemi prima che diventino grandi. Non serve a nulla fare come lo struzzo. E poi ricordiamo: “il fumo uccide” non è una frase scritta su un pacchetto di sigarette, ma una maledetta verità. Personalmente lo odio con tutto il cuore.
Queste di seguito ad esempio la patologia (da http://www.easyclinic.org/trattamenti.asp?id=29) ha interessato mia madre.
Le arterie carotidi vanno dall’ aorta fino all’ interno del cranio. E a volte si ammalano. La malattia carotidea si ha quando le principali arterie del collo vanno incontro a stenosi o occlusione.
La placca crescendo restringe il lume delle arterie, altera il flusso del sangue e lo riduce, rende I’ arteria dura.
Allora occorre intervenire. L’intervento di tromboendoarterectomia è indicato quando la malattia è severa e progressiva. Ma esiste anche l’angioplastica e stenting, una procedura miniinvasiva sempre più diffusa ed eseguibile in anestesia locale.
Le arterie carotidi vanno dall’ aorta fino all’ interno del cranio. E a volte si ammalano. La malattia carotidea si ha quando le principali arterie del collo vanno incontro a stenosi o occlusione.
La placca crescendo restringe il lume delle arterie, altera il flusso del sangue e lo riduce, rende I’ arteria dura.
Allora occorre intervenire. L’intervento di tromboendoarterectomia è indicato quando la malattia è severa e progressiva. Ma esiste anche l’angioplastica e stenting, una procedura miniinvasiva sempre più diffusa ed eseguibile in anestesia locale.
Grazie all’Ospedale Don Bosco per il suo lavoro e grazie a chi dedica la sua vita a curare gli altri. Ammetto che è talmente duro che non ne sarei capace. E per questo li ammiro.