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Focaccia a Napoli. Il sapore del ricordo e l’Elettroforno

22 Novembre 2012 by Monica Piscitelli

Mi son chiesta più volte perché taluni amino visceralmente certe pizzerie. O certi vini o certi prodotti. Perché si può amare il vino del contadino o il proprio seppure pieni di difetti. Perché la pastiera di mamma è la più buona anche se ce ne son mille di gran lunga migliori.
E’ ovvio pensare che su quella pietanza si riversi qualcosa di più che una valutazione razionale. Li amiamo quei vini, quelle pizzerie e quelle pastiere. Con tutti i loro limiti. Come del resto non sempre ci si lega al compagno più bello o più buono.
Nella introduzione alla mia Guida alle Migliori Pizzerie parlo del fattore “P”, quello che rende i napoletani predisposti alla pizza sebbene non preferiscano sempre la migliore. Ciascuno si lega ad un esercizio o a una ricetta. Sono quelli dove è stato da bimbo, da ragazzo, da giovane uomo. Che gli ricordano qualcosa. Il dolce sapore di un fatto estinto è riportato in superficie dal disco di pasta e dal suo condimento.
Il ricordo ha un sapore ed esso migliora anche la pizza più terribile. Questa idea spiegherebbe perché, sebbene talune pizzerie servino pessime pizze, il pubblico napoletano, che il più esposto alla suggestione del ricordo, sia generalmente felice di quei prodotti. La pizza ha questa capacità: evocare positivi sentimenti ancestrali.
Ho recentemente testato su me stessa la potenza del ricordo. Ed anche la capacità di un prodotto di ripetersi sempre uguale nei decenni. Ho trascorso un pomeriggio sulla collina di Posillipo. Lasciando piazza San Luigi, però, ho voluto ripetere un rito al quale mancavo da circa sei o sette anni: mangiare una pizza dell’Elettroforno, una delle mie tappe fisse nei cinque anni che ho vissuto con la mia famiglia nei pressi di piazza Salvatore di Giacomo.
Avevo circa 18 anni e non c’era volta che non resistessi al richiamo della pizza di Giulia. Passando con l’autobus per di là, ricordo, scendevo e andavo a comprare un paio di focacce da portare a casa. Ricordo l’odore dell’attesa alla fermata dell’autobus, il calore del cartone umidiccio per la condensa e, come se fosse oggi, la consistenza di quella focaccia cotta al forno elettrico, appena resa croccante dal caramellizzare di olio e pomodoro a contatto con la teglia incandescente, il suo sapore di salsa di pomodoro e provola affumicata.
Elettroforno foto:blogolandia
Ebbene: l’assaggio con il quale sono ripiombata indietro nel tempo agli anni Novanta mi ha lasciato entusiasta. Ho cominciato a zampettare come una bimba che ha ritrovato la prima cassetta con le proprie gioie creduta perduta. Quel pezzo di pizza ha scoperchiato il pentolone dei ricordi: la mia vita di prima. Un’altra Monica, la stessa buongustaia. Non contenta ho voluto andar avanti con il test.

Ho preso un pezzo di focaccia e l’ho portato a mia sorella. Glie l’ho consegnato dicendole le sole parole: “Dimmi che ne pensi”. Lei ha creduto – mi ha detto poi – a un prodotto da degustare su cui volevo un suo parere. Le ho dato quindici minuti di tempo e poi l’ho chiamata e le ho chiesto “E allora?”. Mi ha risposto: “sembra la pizza dell’Elettroforno di Piazza San Luigi”. Lo era davvero.  E lei era felice quanto me di ritrovarla dopo svariati anni. Ora mi chiederete: e allora? La mia conclusione è la seguente: può una pietanza esaltare un cliente per il solo fatto che è parte del suo bagaglio gustativo anche senza essere la migliore al mondo. Un locale ha molti compiti e molte opzioni da percorrere nel proprio lavoro. Una molto importante è quella di essere affidabile.

Si può avere successo oggi proponendosi di fare la pizza migliore al mondo o la più sofisticata. Ma si può, a patto di dedicare la debita attenzione all’aspetto sanitario, aver lo stesso successo anche proponendo la pizza di sempre: semplice e classica. Purchè emozionante.  Il ricordo ha un sapore. Il più buono che c’è.

Note al locale:
La pizza al taglio dell’Elettroforno è un classico di Napoli, nella storia della città. Trovo che sia davvero golosa. Decisamente senza pretese. Tra i suoi punti di forza il sapore intenso che mi ha sempre fatto pensare il pomodoro non sia messo a crudo, ma cotto appena appena. Volendo sottilizzare è forse, ma lo è sempre stata, un pò troppo condita d’olio. 
Oggi l’Elettroforno è molto più che un esercizio per gli amanti della Focaccia da asporto dello street food napoletano. Le preparazioni si sono moltiplicate: pizze ripiene di tutti i generi, fritti e anche alcuni piatti e contorni da tavola calda. Sempre nella piazza Giulia è anche pizzeria e, a un passo, su Via Posillipo anche gastronomia. Dopo Giulia, che a sua volta la aveva avuta dal padre Luigi (prima di lui i Manzo) con il fratello Pasquale oggi Giulia è rappresentata dal nipote Gennaro (figlio di Pasquale),da  sua moglie Francesca e dal cuoco Nicola Vitiello. Per maggiori informazioni vi rinvio al racconto della collega Giulia Cannada Bartoli, con tanto di foto golose.

L’Elettroforno Giulia
P.zza San Luigi 12/13
Tel.081.7691206
Aperto dal martedi alla domenica
Chiuso 15 gg ad 
agosto

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